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Trimestrale di psicologia analitica e filosofia sperimentale a cura dell'Associazione GEA
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Settembre 1993 Pag. 3° Ada Cortese

Ada Cortese

 PROFILI 

JEAN E. CHARON

"Il compito più importante della fisica nel XXI secolo sarà quello di sviluppare lo studio dello Spirito, quale proprietà essenziale della materia.
Perchè l'Universo è VIVO!"

J.E.Charon, fisico e filosofo francese del nostro secolo, ha orientato i suoi studi e le indagini scientifiche verso la ricerca di una qualità speciale della materia: "lo Spirito".
Ricercatore e scienziato è noto e apprezzato in tutto il mondo per le sue originali pubblicazioni sia di carattere scientifico che di filosofia della scienza.

Contesto storico
Il pensiero di J.E. Charon, pur originale e a se stante, è facilmente collocabile in quell’area culturale che a partire dagli anni ’70 prese il nome di "Gnosi di Princeton".
Una generazione di fisici da Eddington a Lamâitre, a Gödel, a Hoyle, ecc. da tempo speculava sull’universo nella sua totalità non solo spaziale ma anche temporale. Ora, speculare sull’universo totalizzato è pensare - che lo si voglia o no - teologicamente.
Per i neo-gnostici la cosmologia, pertanto, non poteva essere solo un capitolo della fisica come gli altri.
Il vocabolario religioso già per Gamow e Hoyle era un gioco ricorrente, ma un gioco molto serio; per Einstein c’era nell’universo una "intelligibilità" misteriosa come se dietro le quinte ci fosse un "Esso sa" al neutro.
La cosmologia neo-gnostica, totalizzante per lo spazio e per il tempo, si proponeva anche di totalizzare gli osservatori come gli osservati, i deformanti come le deformazioni.
Questi fisici rifiutavano in ultima analisi di opporre lo Spirito alla Materia, il Soggettivo all’Oggettivo, la Coscienza alla Cosa. Essi rifiutavano di credere a questa biforcazione della natura che avrebbe reso del tutto incomprensibile l’Esso-E’ e l’Esso-Pensa nell’universo.
"Una vera cosmologia, sosteneva Charon , deve lasciar coesistere nel suo linguaggio Materia e Spirito. Ma questo linguaggio deve rimanere compatibile con le esigenze di ogni linguaggio scientifico: rigore logico, rispetto scrupoloso dell’osservazione.
Ma di tutta l'osservazione! E poichè l’astrofisica dei buchi neri, come la fisica degli elettroni, ci suggerisce una prima idea di quella che è la struttura dello spirito, vogliamo approfittarne per introdurre di peso lo Spirito nel linguaggio scientifico".
"Il compito più importante del XXI secolo sarà proprio quello di sviluppare lo studio dello Spirito, quale proprietà essenziale della materia, e dei suoi poteri".

Il pensiero
I sintomi dello Spirito e delle sue potenzialità trasformative dovevano pur essere nascosti da qualche parte nelle materia, e questa ricerca rappresentò la missione ossessiva delle speculazioni di Charon. Egli pensa di aver individuato nell’elettrone l’elemento materiale portatore di tali sintomi.
Gli elettroni, che entrano nella costituzione fisica del nostro corpo, sono simili a minuscoli buchi neri, e racchiudono un tempo e uno spazio diversi ma complementari rispetto a quelli che conosciamo normalmente. Questo spazio-tempo memorizza, medita, ragiona dimostrando così di possedere caratteristiche di tipo spirituale.
Da Galileo in poi la ricerca scientifica ha ricusato il concetto "qualità" cercando di ridurre e spiegare il mondo cosiddetto reale in termini di "quantità" e il processo è proseguito ininterrottamente fino a quando, per rendere conto del bizzarro mondo delle "interazioni deboli", hanno cominciato a ricomparire nei laboratori le tanto aborrite "qualità".
Accanto ai loro disintegratori nucleari, si sente comunemente i fisici parlare delle particelle di Materia da loro osservate come di entità dotate di "stranezza", "fascino", "colore" o "che sanno scegliere tra destra e sinistra": perchè allora, osserva Charon, " per spiegare ulteriori proprietà della materia non si dovrebbe parlare di Spirito? "
Le categorie principali dello Spirito sono la Conoscenza, la Riflessione, l’Amore e l’Atto. "Tutte quattro - sostiene Charon - sono in effetti proprietà che dobbiamo attribuire al gas di fotoni neri che riempie l’infinito spazio di quel microscopico buco nero che è l’elettrone. Questo gas di fotoni costituisce il supporto fisico delle attività spirituali". In virtù di queste qualità Charon sostiene che gli eoni portano in sè la memoria di tutta la storia dell’universo.
"Tutto sommato io credo che l’intera evoluzione del nostro universo sia un’evoluzione governata dallo Spirito e non dalla Materia, o almeno non dalla sola Materia. Credo inoltre che questa evoluzione sia nella sua essenza l’avventura spirituale di una popolazione immensa disseminata in tutto lo spazio del nostro universo, una popolazione dotata dell’enorme vantaggio dell’immortalità: la popolazione degli elettroni pensanti , degli eoni. E come gli eoni, il nostro vero Io, che di essi è costituito, non è un’avventura privata, ma vive nella scala temporale che è la scala dell’universo, cioè di miliardi di anni nel futuro come nel passato".
Non sono estranei al pensiero di Charon terminologie religiose quali: "reincarnazione", "Verbo", "immortalità", ecc. Del resto egli stesso rileva con soddisfazione l’ovvietà dell’accordo tra le varie metafore (qui quella religiosa e quella scientifica) "Ma questa conferma ci deve sorprendere?
Parmenide aveva già osservato che tutto ciò che è pensato è possibile (...) La fonte dell’immaginario è il sapere degli eoni , un sapere millenario che talora risale in forma simbolica fino alla superficie della nostra coscienza.
Jung chiama "archetipo" questa conoscenza degli eoni a livello dell’inconscio; ma questo sapere emerge come bolle d’informazione non ancora strutturate, in cui si mescola la conoscenza di miliardi di eoni, e non risulta immediatamente comprensibile.
Immaginare è prendere coscienza di queste bolle in-formazionali che esplodono nel nostro conscio ed è dar loro una forma che permetta di distinguerle dal nulla." Le teorie di Charon hanno rappresentato per il nostro momento scientifico una "fuga in avanti" e, come c’era d’aspettarsi, hanno provocato un vivace dibattito sia dal punto di vista filosofico ed epistemologico che dal punto di vista scientifico. D’altra parte Charon stesso ne era consapevole: "La vecchia fisica resta diffidente verso chi le porta a casa la metafisica " ed affermava, citando Plank, che "una nuova teoria non trionfa mai. Sono i suoi avversari che finiscono per morire".

Opere
"L’Essere e il Verbo" Denoel, 1965, "Teoria della relatività complessa" Albin Michel, 1977, "Lo Spirito, questo sconosciuto" Mediterranee 1987, "Morte, ecco la tua sconfitta" Mediterranee, 1982, "Ho vissuto quindici miliardi di anni" Mediterranee 1984, "Il Tutto" Mediterranee, 1989.

Ada Cortese


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